ILICA/IL 10 E 11 NOVEMBRE IL SETTIMO EVENTO CULTURALE A NEW YORK
Firenze capitale d’Italia fino al 1870. Veneto, Friuli, Trentino e Trieste arrivano in Italia, come Roma, dopo il 1861. Mentre il Sud, ex Regno delle Due Sicilie, continuava a combattere contro chi aveva donato loro unità, libertà e benessere…. O no?
Il grande Indro Montanelli diceva che un popolo che non conosce la storia del proprio passato, difficilmente potrà avere futuro. Pino Aprile, Pugliese doc, è un grande giornalista che, come Montanelli, è andato a studiare la storia del Sud, la “sua” storia. Il risultato è sorprendente e il suo libro, “Terroni”, ha venduto già oltre 200,000 copie in Italia dove un libro è di grande successo se vende 100,000 copie.
ILICA sta traducendo il libro di Pino Aprile in Inglese perché tutti possano leggere questo fenomeno che lascia gli stessi Sudisti increduli. I miei amici Siciliani mi dicono che “fa male” leggerlo. Altri amici Napoletani si sono fermati al terzo capitolo perché “si sono sentiti insultati” dallo stile aggressivo della narrazione. Altri amici Calabresi hanno condannato “Terroni” perché, secondo loro, “perpetua il senso di vittimismo dei loro paesani incapaci di uscire da una situazione che in fondo fa loro comodo”. Incredibile! Gli insulti bilanciano i complimenti ed entrambi gli atteggiamenti, fanno vendere un libro che entra di diritto nel numero di quei pochi libri scritti che ti fanno dire: “Se non hai mai letto un libro, devi leggere Terroni!”. Ma chi è Pino Aprile? Una persona semplice, come tutte le persone intelligenti, che è ormai cosciente di aver creato un caso,
per ora nazionale e poi, con la traduzione in Inglese, forse anche internazionale.
Cavour, Bixio, D’Azeglio e tutti grandi eroi del Nord, dei quali sono pieni i nostri libri di storia del Risorgimento, vengono descritti in modo diverso da Pino Aprile che, per confermare i suoi giudizi, chiede aiuto addirittura a Giuseppe Garibaldi: l’unico che resta ancora un eroe dopo la lettura di Terroni.
Approfittando della disponibilità di Pino Aprile, gli abbiamo chiesto un’intervista per portare il suo messaggio ai nostri amici Italo Americani.
Perché TERRONI ha avuto tanto successo?
Quello che racconto in “Terroni”, non è inedito, a parte alcuni dettagli e (totalmente) il capitolo sui meccanismi psicosociali che hanno fossilizzato il Sud d’Italiae i meridionali in un ruolo subordinato, rispetto a quello del Nord e dei settentrionali (come provato dalle impunite aggressioni razziste dei dirigenti della Lega). Hacontribuito molto al successo del libro il fatto che i diversi aspetti della malaunità d’Italia (repressione, saccheggio, massacri, discriminazioni da parte dello Stato, adanno del Sud, da 150 anni) sono raccontati tutti insieme e quali manifestazioni di una stessa volontà di ridurre il Meridione allo stato di colonia interna (come l’Irlanda,la Scozia, per intenderci, sino a non molti anni fa). Ha influito molto, credo, anche il tono narrativo: partecipato, da meridionale e italiano ferito. Ma, soprattutto, credo che la sensibilità per accogliere questo libro fosse ormai matura e diffusa; tanto che mi viene da dire che prima sono natii lettori di “Terroni”, poi è arrivato il libro
che aspettavano.
Cosa ti proponevi quando scrivevi TERRONI?
Per la verità, come per tutti i miei libri, la ricerca è cominciata, perché avevo delle domande a cui trovavo risposte insoddisfacenti. Volevo solo delle buone risposte, non avevo intenzione di scrivere un libro. Perché, mi chiedevo, se il Sud era povero, arretrato, oppresso, quando sono venuti a liberarci, modernizzarci, arricchirci, invece di essere felici, gli abbiamo spaculturarato, per oltre dieci anni? E perché ci siamo fatti massacrare, piuttosto che star meglio di come stavamo prima? E perché quando tutti quelli che presero le armi furono sterminati, invece di godersi quel mondo migliore, i meridionali rimasti preferirono la fuga, l’emigrazione a milioni, abbandonando la propria terra, per la prima volta nei millenni della loro storia? A mano a mano che trovavo risposte, emergevano altre domande, finché furono troppe per tenerle a mente. E cominciai a scrivere.
Quanti degli obiettivi che avevi in mente ritieni di aver raggiunto?
I risultati sono andati molto oltre le mie aspettative. Una più diffusa consapevolezza della propria storia, della propria identità, del proprio valore, per cominciare a essere italiani alla pari: questo speravo di contribuire a far nascere. Mai avrei immaginato che il fenomeno avrebbe assunto dimensioni tali, con duecentomila copie vendute in un anno, con il solo passaparola; con pressioni da ogni parte, nei miei confronti (da lettori, associazioni, partiti e loro capi), perché mi trasformi in leader politico. Detto senza alcuna voglia di esagerare: è successo qualcosa; e da uesto, non si potrà più tornare indietro, bisogna farci i conti. Ma sarebbe presuntuoso attribuirlo a “Terroni”; il libro è stato il cerino, la paglia era già lì.
Non credi che TERRONI sia uscito troppo tardi per avere qualche effetto?... Ormai i club Juventini, Interisti,, Milanisti sono quasi più numerosi al Sud che al Nord.
Ci sono 150 anni di ritardo. Ma quello che conta è che il Sud acquisisce coscienza della subordinazione cui è stato costretto, accettandola (è la potenza dei “comportamenti di ruolo”, che si fossilizzano, una volta creati). E che ora non è più disposto a tollerare. È successo ad altri popoli: alcuni si sono riscossi dopo pochi anni o pochi decenni, altri non ancora dopo molti secoli. Non importa il tempo del ritardo, ma quello del recupero.
Insisto sui clubs del Sud ispirati ai vincitori. Non pensi che a New York i tuoi detrattori potrebbero essere proprio i destinatari del tuo libro?
Io ho fiducia nella capacità degli uomini di interrogarsi e riscoprirsi. È perfettamente normale che i vinti imitino i vincitori e, addirittura, ne facciano propri i comportamenti, le idee, le abitudini. Il vinto che alza la sua mano contro un altro vinto (sempre meglio frustare un tuo simile, che essere frustato insieme a lui), compie lo stesso gesto del vincitore. E si illude di essergli pari, mentre è una specie di apolide identitario, a metà strada fra due anime (non è più uno di quelli, non sarà mai, davvero, uno di questi altri). Gli uomini vogliono vincere e se già sei un vinto, non tifi Catania, ma Juventus. Nessuno salta sul carro che porta al patibolo il condannato a morte, per condividerne la sorte; molti saltano Su quello del vincitore, per essere ammessi alla sua tavola. Ma il sentimento identitario è altrettanto forte: pur soffocato a lungo, alla prima crepa aperta dalla consapevolezza della propria storia, riemerge.
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Chi scrive prova sempre a trasmettere un’emozione ai lettori. La nostra modestia ci suggerisce di invitarvi a rileggere il messaggio che Pino Aprile ha cercato di inviarvi in questa breve intervista e poi darvi appuntamento il prossimo 10 Novembre al campus di St. John’s University a Manhattan, 101 Murray Street, (www.stjohns.edu) dove l’autore di Terroni sarà a disposizione per rispondere alle Vostre domande. Terroni è per tutti gli Italiani e per tutti coloro che amano l’Italia e la lingua Italiana. Per l’occasione ci sarà anche Lorenzo Del Boca, l’autore di “Polentoni”, che risponderà a Pino Aprile sull’attuale tema del “dialogo” tra Nord e Sud d’Italia. Il dibattito sarà tradotto in simultanea per chi non parla Italiano. Tutti i Clubs Culturali Italiani sono invitati gratuitamente a partecipare. La pausa pranzo, offerta da ILICA, sarà preparata da cuochi “Italiani” con piatti Italiani (del Nord e del Sud). Scriveremo altri articoli e vi ricorderemo l’appuntamento. Una comunità che perde i suoi mezzi di informazione e osserva impotente i tentativi di tornare alle antiche divisioni del suo Paese di origine, è una comunità in pericolo. L’America ha bisogno delle eccellenze Del nostro gruppo etnico e la nostra lealtà agli Stati Uniti deve restare il punto fermo della nostra stessa esistenza. Mentre l’Italia, nel processo di globalizzazione, ha più bisogno di noi di quanto lo stesso Bel Paese riesca a percepire.