Dicono che l’Italia sia rimasta ferma da quando la crisi mondiale ha cominciato a torturare il nostro pianeta. Magari fosse rimasta ferma: l’Italia è tornata indietro ai propri valori di oltre 30 anni fa. “Ci sarà mica qualcuno dietro che ce l’abbia col Bel Paese?” Basta aprire la televisione per vedere quanto creativa sia l’Italia nell’autocelebrazione delle proprie bellezze e dei propri prodotti. Tutti i mezzi di informazione (o quasi) sono concordi nella conclusione di un complotto, più o meno chiaro, sui propositi delle banche e delle multinazionali per danneggiare l’Italia. “Un paese non può figurare tra i primi 10 al mondo, per produttività e ricchezza personale, e trovarsi dopo il 40mo posto in meno di 30 anni senza che ci sia stato qualcuno che l’abbia voluto”. Della serie: quando le cose vanno bene è merito degli Italiani mentre quando vanno male è sempre colpa di qualcuno.
Ma chi? “La finanza, le banche, i Tedeschi e anche i Cinesi che lavorano troppo!” Osserviamo che il resto del mondo industrializzato sta lentamente riprendendo la marcia mentre l’Italia continua a perdere i pezzi migliori. È notizia recente che, dopo Indesit, anche Natuzzi si sta ridimensionando mentre tutti pensano a ricollocarsi dove le possibilità di lavoro sono ancora considerate colonna portante del sistema democratico. L’Italia fatica ad agganciare la ripresa mondiale scoprendosi più modesta di democrazie che vantano una cultura più giovane, più dinamica. E parlando di cultura, apprendiamo che negli ultimi 5 anni, l’Italia ha dimezzato (-52%) i fondi per la cultura mentre il taglio ai fondi per le emergenze soffre addirittura di un taglio del 58%. L’UNESCO ha anche dato un ultimatum per Pompei: “Se il degrado del più grande sito archeologico d’Europa non sarà fermato, perderà lo stato di patrimonio dell’umanità” Tutto questo ci impone una riflessione sul significato di cultura. Secondo Wikipedia esistono due culture fondamentali: quella materiale e quella immateriale. La prima è fatta di oggetti, prodotti e beni di consumo. Si modifica rapidamente e sempre in maniera progressiva. La cultura immateriale, fatta di simboli, linguaggio e conoscenze è molto più lenta e può rimanere immutata per secoli…. L’Italia è senza dubbio la culla della cultura occidentale e, fino al Rinascimento, ha costituito l’espressione geografica culturalmente più fertile del pianeta. La lingua Italiana nel 1700 era più parlata di quanto non lo sia l’Inglese oggi. Il processo di globalizzazione sta frustrando la creatività e le indubbie capacità costruttive di un Paese che, fino al 1990, stava di diritto tra le prime dieci potenze della Terra. La cultura immateriale che senza l’evoluzione socio/economica, rischia di ridursi a pura retorica, riflette la situazione culturale dell’Italia di oggi. Un Paese dove tutti parlano e i giornalisti che conducono i “talk shows”, sono in competizione con quelli che criticano: i politici. Politici e video/giornalisti collezionano salari (spesso finanziati dai contribuenti) da mezzo milione a milioni di EURO. Chi produce, come nel Medio Evo, ha perso la speranza di progredire ovvero di avere successo economico. La dittatura della burocrazia è cosi’ efficiente da essere divenuta inattaccabile. Tutti sono contemporaneamente vittime e carnefici dentro una vera involuzione culturale che ricorda più la Cina di 5,000 anni fa che l’ Occidente del terzo millennio. La classe dirigente dei rappresentanti del Paese che detiene oltre il 60% delle opere culturali del mondo, poco incoraggia chi lotta con i propri mezzi per dimostrare che questa situazione può cambiare. E più l’Italia perde posizioni, più diventa evidente la distanza culturale tra i Paesi Anglosassoni e il Bel Paese. Più si finanziano programmi televisivi, commissioni culturali, uffici inefficenti e più si amplifica l’evidenza del declino. I soldi si possono sempre fare, gli italiani che emigrano per lavorare dentro sistemi più efficienti lo testimoniano. Bill Gates, Steve Jobs e Mark Zuckerberg sono i padri di un nuovo rinascimento dove l’Italia gioca ancora un ruolo con i suoi emigrati nella Silicon Valley. La crisi Italiana è molto più culturale che economica. Chi visita l’Italia accede con pochi Euro ovvero gratis ai siti che sono rimasti a testimoniare una grandezza culturale che tutto il mondo continua ad imitare. Gli incassi non riescono nemmeno a pagare i salari degli addetti al controllo dei siti visitati. Se una cultura non si valuta e non si riconosce nei propri valori, il suo destino diventa inevitabile. Le più grandi culture del Mediterraneo, Egitto e Grecia, hanno perduto l’aggancio al terzo millennio quando hanno perso la loro economia competitiva. L’Italia avrebbe ancora qualcosa da dire se riuscisse a fermare il salasso economico di chi continua ad arricchirsi a spese della cultura.
“Talk Show” Culture
Someone says that Italy has been standing still since the last world economic crisis started tormenting our planet. Unfortunately Italy went back to where it was 30 years ago. “Is perhaps someone against the old Country?” Well, if one follows Italian Television, they will conclude that Italy is a master in self-celebrating the beauty and the exclusivity of its own products. Almost all of the media are in agreement in concluding that a conspiracy, more or less evident, has been initiated by the banking system and the multinational companies to damage Italy. “A country can’t possibly be among the first 10 economies of the world and in less than 30 years fall below the 40th position without the intervention of some external cause”. To be specific: “Italians retain the merit when everything goes smoothly, while someone else is always responsible when the situation deteriorates.” Who is that someone else? - The Banks, the financial world, the Germans are responsible, and also the Chinese who are working too hard! - While we observe the rest of the industrialized world resuming once again to work towards a profit, Italy is losing its best assets. Recently we have learned that historical Italian brands, such as Indesit and Natuzzi, are reducing their work forces while other important companies are relocating where “production” is still considered the means for progress. We are discovering that new, young dynamic democracies are running faster and Italy is struggling to keep up with their pace. Speaking about culture, Italy slashed, over the past five years, 52% of their funds to support culture, while the funds for emergency repairs have been slashed by 58%. UNESCO gave an ultimatum to Italy for Pompeii: “Should Italy allow the most important archeological site of Europe to continue to degrade any further, Pompeii will lose their status as a “World Heritage Site”. All the above suggests an analysis of the meaning of culture. According to Wikipedia two fundamental cultures exist: material and immaterial culture. The first is made out of objects, products and consumer goods. It modifies rapidly and is always in a progressive mode. The immaterial culture, made out of symbols, language and knowledge is much slower in changing and could remain unchanged for centuries… Italy remains, no doubt, the crib of western culture. Italy’s geography allowed it to be more productive and fertile than any other country until and after the Renaissance. The Italian Language was more popular in the 1700’s than the English language is today. The globalization process is stalling Italy’s creative abilities. Italy is a country that was among the top 10 best on the planet until 1990. The immaterial culture reflects the problem of Italy today: without social/economic development, a culture runs the risk of falling into pure rhetoric. A country where everyone talks and the anchormen of its “talk shows” compete with the country’s politicians. The anchormen and the politicians collect salaries (often supported by tax payers), ranging from $600,000 to millions of dollars. Those who produce, like in the Middle Ages, have lost all hope for economic success. The bureaucratic dictatorship has become so efficient that everyone is, at the same time, victim and executioner within a cultural involution closer to the China of 5,000 years ago, than to the western world of the third millennium. The proposed political representation of the country, with more than 60% of the world’s cultural treasures, appears to be inadequate to coordinate those who are investing their own means to prove that the present situation must only be temporary. And the more Italy loses positions, the more evident the cultural distance with the Anglo-Saxon countries becomes. The more Italy supports mediocre TV programs, cultural committees and inefficient bureaus, the more the decline is amplified. Money can always be made and the new Italian emigrants are supporting that theory. Bill Gates, Steve Jobs and Mark Zuckerberg are the fathers of the new Renaissance where Italy still plays a role with its emigrants in the Silicon Valley. The Italian crisis is more cultural than economic. Those who visit Italy can access the most important historical sites with a few Euros or even for free, while the earnings are not enough to support the salaries of the employees assigned to supervise these irreplaceable treasures. If a culture is unable to value itself, its destiny becomes unavoidable. The greatest Mediterranean cultures, Egypt and Greece, lost their hook to the third millennium when their economies faltered. Italy still has more to say if they will stop the economic blood-letting done by those who continue to enrich themselves at the expense of Italian culture.
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